31 Mag 2025, Sab

Cosa aspettarsi dal primo anno OSS adulti in Svizzera

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Un anno di cambiamento, apprendimento e presenza costante

Il primo anno della formazione come Operatore/trice sociosanitario/a (OSS) rappresenta l’ingresso in un mondo professionale reale e strutturato, dove studio e pratica si intrecciano fin da subito. Non è un anno “introduttivo” nel senso passivo del termine: è un anno che mette subito in gioco la tua capacità di osservare, agire, comunicare e riflettere.

Se sei adulto, con alle spalle un’esperienza lavorativa, familiare o di vita, troverai in questo percorso una struttura chiara ma anche molte sfide personali. Non serve essere perfetti: serve esserci con costanza e volontà di imparare.

Cosa si fa concretamente nel primo anno?

Nel primo anno, si iniziano a sviluppare le competenze operative nei seguenti campi:

  • Professionalità e orientamento al cliente: impari come si lavora in team, come si organizza una giornata di lavoro, come si comunica in modo efficace con colleghi e clienti. Ti viene chiesto di osservare, segnalare, rispettare procedure, ma anche di riconoscere i tuoi limiti e sapere quando chiedere supporto.
  • Cura e assistenza quotidiana: si lavora sulla cura del corpo, la mobilizzazione, il sostegno nell’alimentazione, il sonno, la respirazione, l’igiene personale e l’utilizzo dei mezzi ausiliari. Le tue mani, la tua voce, il tuo sguardo diventano strumenti di cura e presenza.
  • Atti medico-tecnici semplici: gradualmente impari, sotto supervisione, a svolgere gesti clinici di base (come misurare parametri vitali, eseguire semplici prelievi, assistere nell’assunzione dei farmaci).
  • Compiti domestici e organizzativi: si partecipa anche alle attività logistiche e domestiche, essenziali per il benessere quotidiano degli utenti.

Tutto questo si svolge in parallelo in tre contesti:

  • Azienda di tirocinio (pratica professionale)
  • Scuola professionale (formazione teorica)
  • Corsi interaziendali (simulazioni e competenze specifiche)

Cosa aspettarti sul piano umano

  • Sarai immerso in situazioni vere, con persone fragili, famiglie coinvolte, équipe esigenti, ritmi serrati.
  • Imparerai a gestire l’imprevedibilità, il carico emotivo, le differenze culturali.
  • Dovrai imparare a riflettere sul tuo comportamento, ascoltare feedback, rivedere alcune abitudini personali per adattarti a uno standard professionale.
  • Ti verrà chiesto di documentare tutto con precisione, di comunicare nel modo giusto e di essere coerente tra quello che fai e quello che dici.

È difficile?

Non è “difficile” nel senso scolastico, ma è intenso e continuo. Serve disponibilità mentale, equilibrio emotivo, rispetto per i tempi e gli spazi degli altri, oltre che impegno fisico.

Non è una formazione “da seguire”: è una formazione da vivere sul campo.

Alcuni consigli per affrontare al meglio il primo anno

  • Arriva riposato: ogni giornata richiede concentrazione e presenza.
  • Sii puntuale e affidabile: la fiducia in ambito sanitario si costruisce su piccoli gesti.
  • Fatti domande: se qualcosa ti sfugge, chiedi. Mostrare curiosità è un punto di forza.
  • Tieni traccia dei tuoi progressi: ti aiuterà a renderti conto di quanto stai crescendo.
  • Accetta i tuoi limiti: non è grave sbagliare, è grave far finta di sapere quando non si sa.

Un primo anno che fa la differenza

Alla fine del primo anno avrai:

  • una visione concreta del lavoro;
  • le prime competenze tecnico-relazionali;
  • la capacità di stare dentro un’équipe e un’organizzazione;
  • strumenti per affrontare con più sicurezza il secondo e terzo anno.

Sarai ancora “in formazione”, ma già molto più vicino a essere un professionista che sa prendersi cura degli altri.

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